Written by 1:45 pm Abduction

Quindici testimoni, un solo mistero: il caso Levelland

Era il novembre del 1957 e in poche ore decine di testimoni raccontarono la stessa storia impossibile: veicoli in panne, un oggetto luminoso a forma di razzo e uno sceriffo che non sapeva più a chi credere. Questa è la notte che cambiò per sempre Levelland

Immagina di essere alla guida del tuo camion in una notte di novembre del 1957, nel mezzo del nulla texano. La strada è buia, il motore ronza regolare, la radio trasmette qualche canzone country. Tutto normale, tutto sotto controllo. Poi, all’improvviso, il motore si spegne. Le luci si affievoliscono fino a morire. Il camion è un pezzo di metallo inerte in mezzo alla strada deserta. E mentre ti chiedi che diavolo stia succedendo, alzi lo sguardo e vedi qualcosa che non dovrebbe esistere: un oggetto luminoso, a forma di razzo, sospeso nel cielo. O forse no, non sospeso: in movimento. Verso di te.

Ecco, questa non è fantascienza. È quello che hanno raccontato due camionisti la notte del 2 novembre 1957 allo sceriffo di Levelland, una cittadina di 10mila anime sperduta nelle pianure del Texas occidentale. E credimi, quella notte è diventata leggenda non perché qualcuno abbia voluto crederci per forza, ma perché quello che è successo dopo ha reso impossibile liquidare la faccenda come una bufala o un’allucinazione collettiva.

La prima chiamata

Weir Clem, lo sceriffo di Levelland, quella sera stava tranquillo nel suo ufficio. Era un uomo pratico, abituato a gestire risse da bar, furti di bestiame, magari qualche ubriaco che faceva casino. Non certo incontri ravvicinati del terzo tipo. Quando ricevette la prima chiamata, verso le 23, probabilmente pensò che fosse uno scherzo. Due camionisti, Pedro Saucedo e Joe Salaz, sostenevano che il loro camion si fosse spento di colpo mentre erano in viaggio sulla Route 116, a pochi chilometri dalla città. E non era tutto: contemporaneamente allo spegnimento del motore, avevano visto un oggetto luminoso a forma di razzo apparire dal nulla e sfrecciare sopra di loro.

Clem ascoltò con pazienza, prese nota, e probabilmente alzò gli occhi al cielo pensando “ecco, ci mancavano solo i marziani”. Magari i due avevano bevuto, magari si erano addormentati al volante e stavano inventando una scusa per giustificare un incidente. Magari volevano solo attenzione. Quello che lo sceriffo non poteva immaginare è che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di chiamate identiche.

Quando le testimonianze iniziano a moltiplicarsi

Perché vedi, il bello – o brutto, dipende dai punti di vista – è che nelle ore successive altre persone iniziarono a chiamare la stazione di polizia raccontando esattamente la stessa storia. Non persone che si conoscevano tra loro, non complici in una burla elaborata. Gente normale, che stava tornando a casa, che stava guidando per lavoro, che si trovava per caso su quelle strade deserte del Texas. E tutti, proprio tutti, raccontavano di motori che si spegnevano senza ragione, luci dei fari che morivano e un oggetto luminoso che appariva nel cielo.

Alle 23.50 arrivò la chiamata di Jim Wheeler, un altro automobilista che viaggiava a est di Levelland. Stesso copione: motore spento, luci fuori uso, oggetto luminoso nel cielo. Wheeler aggiunse un dettaglio: quando l’oggetto si allontanò, il motore ripartì da solo. Come se niente fosse. Clem iniziò a sentire un brivido lungo la schiena.

Mezzanotte e dieci: José Alvarez, alla guida di un camion, chiama dicendo che il suo veicolo si è fermato improvvisamente sulla Highway 116. Anche lui ha visto l’oggetto. Anche a lui è ripartito tutto quando la “cosa” se n’è andata. Clem non ride più. Sta prendendo appunti freneticamente e comincia a chiedersi se non sia il caso di chiamare qualcun altro, qualcuno che sappia gestire cose che vanno oltre i furti di polli.

Mezzanotte e venti: un giovane studente universitario di nome Newell Wright telefona spaventato. Stava guidando sulla Highway 116 quando il motore della sua auto si è spento di botto. Ha visto un oggetto a forma di uovo, luminoso, che planava sopra la strada. Quando ha tentato di riavviare il motore, niente. Poi l’oggetto è schizzato via e il motore ha ripreso a funzionare.

Clem a questo punto non sa più cosa pensare. Quattro testimonianze indipendenti, quattro storie praticamente identiche, quattro persone che non si conoscono e che descrivono lo stesso fenomeno. Possibile che siano tutti ubriachi? Possibile che si siano messi d’accordo in qualche modo? Ma perché? E soprattutto, come?

La notte che cambiò tutto

La notte prosegue e le chiamate continuano. A mezzanotte e trenta tocca a Frank Williams, che guida sulla stessa maledetta Highway 116 e che vive la stessa identica esperienza. Un quarto d’ora dopo è la volta di un testimone che preferisce restare anonimo, ma che conferma: motore spento, luci morte, oggetto luminoso. All’01.15 Ronald Martin e sua moglie chiamano terrorizzati: hanno visto l’oggetto mentre erano in auto, il veicolo si è fermato, le luci si sono spente. Quando l’Ufo si è allontanato, tutto è tornato alla normalità.

Clem a questo punto decide di uscire di persona. Se c’è davvero qualcosa là fuori, vuole vederlo con i suoi occhi. Perché una cosa è ascoltare testimonianze al telefono, un’altra è trovarsi faccia a faccia con l’impossibile. Prende la sua auto di pattuglia e inizia a perlustrare le strade attorno a Levelland. Non vede niente. O meglio, non vede quello che gli altri hanno descritto. Ma vede le auto ferme sul ciglio della strada, vede i conducenti ancora scossi, vede gli sguardi di chi ha appena vissuto qualcosa che non riesce a spiegarsi.

Quello che rende questa storia diversa da tante altre storie di avvistamenti Ufo è proprio questo: non stiamo parlando di una o due persone che giurano di aver visto qualcosa. Stiamo parlando di almeno quindici testimonianze indipendenti raccolte nell’arco di due ore e mezza, tutte concentrate in un’area ristretta, tutte coerenti nei dettagli. Motore spento. Luci spente. Oggetto luminoso. Ripartenza improvvisa.

Cosa dissero i testimoni: i dettagli che non tornano (o che tornano troppo bene)

Se provi a leggere i rapporti originali delle testimonianze – e sì, esistono ancora, conservati negli archivi della polizia di Levelland e poi finiti nei dossier dell’Air Force – ti colpisce una cosa: la precisione con cui tutti descrivono lo stesso fenomeno, ma anche le piccole variazioni che rendono le storie credibili. Perché vedi, quando la gente inventa, tende a copiare. Quando racconta qualcosa che ha davvero vissuto, i dettagli cambiano leggermente, perché ognuno percepisce la realtà dal proprio punto di vista.

Alcuni testimoni descrissero l’oggetto come un razzo, altri come un uovo luminoso, altri ancora come un cilindro orizzontale. Le dimensioni variavano: per qualcuno era lungo quanto un autobus, per altri grande come una casa. Alcuni videro fiamme o bagliori uscire dalla parte posteriore, altri solo una luce intensa e pulsante. Ma tutti, ripeto tutti, concordavano su tre punti: l’oggetto era luminoso, il motore si spegneva quando era vicino, e tutto tornava normale quando si allontanava.

Pedro Saucedo, il primo testimone, raccontò che l’oggetto era passato sopra il suo camion a grande velocità, producendo un calore intenso. Joe Salaz, che era con lui, confermò ogni dettaglio. Jim Wheeler disse che l’oggetto sembrava “lungo circa 60 metri e largo circa 2 metri”, e che emanava una luce talmente forte da rendere difficile guardarlo direttamente. José Alvarez descrisse la sensazione di calore che proveniva dall’oggetto, e aggiunse che il suo camion diesel si era spento come se qualcuno avesse staccato l’interruttore.

Ronald Martin e sua moglie furono forse i testimoni più spaventati. Raccontarono che l’oggetto era apparso davanti a loro all’improvviso, bloccando la strada. La loro auto si era fermata di colpo e le luci si erano spente. Martin tentò disperatamente di riavviare il motore, senza successo. Poi l’oggetto si sollevò verticalmente, schizzò via a velocità impressionante e il motore ripartì da solo. La moglie di Martin pianse per ore dopo l’accaduto.

L’arrivo dell’Air Force

Quando le notizie di quella notte iniziarono a circolare, qualcuno a Washington si insospettì. Siamo nel 1957, in piena Guerra Fredda. L’Unione Sovietica ha appena lanciato lo Sputnik, il primo satellite artificiale e gli Stati Uniti sono nel panico totale. Ogni avvistamento aereo anomalo viene preso sul serio, perché potrebbe essere un test sovietico, un missile spia, un attacco imminente. L’idea che ci siano oggetti volanti non identificati che paralizzano i veicoli in Texas non è esattamente rassicurante.

L’Air Force inviò quindi degli investigatori del Project Blue Book, il programma ufficiale del governo americano per indagare sugli avvistamenti Ufo. E qui la storia prende una piega che, a seconda di come la guardi, può sembrare ridicola o inquietante. Perché gli investigatori dell’Air Force arrivarono, raccolsero le testimonianze, parlarono con i testimoni, esaminarono i rapporti dello sceriffo Clem, e poi conclusero che tutta la faccenda era spiegabile con un fenomeno meteorologico: un temporale con scariche elettriche.

Già, hai capito bene. Secondo l’Air Force, quindici persone in due ore e mezza avevano scambiato un fulmine per un Ufo a forma di razzo, e i loro motori si erano spenti per coincidenza. Mai sentita una spiegazione più debole? Il problema è che quella notte a Levelland non c’era nessun temporale. Il cielo era sereno. Le condizioni meteorologiche erano normali. E anche ammettendo che ci fosse stato un temporale, come spieghi che i motori si riavviassero da soli nel momento esatto in cui l’oggetto si allontanava?

Lo sceriffo Clem, quando lesse il rapporto dell’Air Force, rimase letteralmente senza parole. In un’intervista successiva dichiarò: “Io so quello che ho sentito dai testimoni. Io so che quelle persone non stavano mentendo. E so che non c’era nessun temporale quella notte. Qualunque cosa abbiano visto, non era un fulmine”.

Le teorie: dal razionale all’impossibile

Allora, proviamo a ragionare insieme. Cosa potrebbe spiegare quello che è successo a Levelland quella notte? Partiamo dalle ipotesi razionali e scendiamo verso quelle più… diciamo fantasiose.

Ipotesi 1: Isteria collettiva. Qualcuno potrebbe dire che dopo la prima testimonianza, le altre persone si sono suggestionati e hanno interpretato fenomeni normali come avvistamenti Ufo. Il problema di questa teoria è che molti testimoni non sapevano delle altre segnalazioni quando hanno chiamato lo sceriffo. Non avevano modo di coordinarsi. E soprattutto, l’isteria collettiva non spiega perché i motori si siano davvero spenti.

Ipotesi 2: Fenomeno elettromagnetico naturale. Forse c’è stato un evento elettromagnetico anomalo, una scarica atmosferica particolare che ha interferito con i circuiti elettrici dei veicoli e ha prodotto effetti luminosi nel cielo. È una teoria affascinante, ma anche qui abbiamo problemi: nessun meteorologo ha registrato anomalie quella notte, e un fenomeno del genere dovrebbe aver lasciato tracce rilevabili.

Ipotesi 3: Test militare segreto. Siamo nel 1957, l’esercito americano sta sperimentando di tutto. Forse quello che i testimoni hanno visto era un prototipo militare, un drone ante litteram, qualcosa che il governo non voleva ammettere. Questa spiegazione giustificherebbe anche il rapporto ridicolo dell’Air Force: se era un test segreto, dovevano coprire tutto con una storia inverosimile. Ma anche qui, ci sono buchi: perché testare un veicolo militare sopra una città? E come spieghi l’effetto sui motori?

Ipotesi 4: Era davvero un Ufo. E qui entriamo nel territorio dell’impossibile, o almeno di quello che la scienza ufficiale considera impossibile. Se accettiamo l’idea che esistano civiltà extraterrestri tecnologicamente avanzate e che alcune di esse abbiano visitato la Terra, allora quello che è successo a Levelland diventa perfettamente coerente. Un veicolo alieno dotato di un sistema di propulsione basato su campi elettromagnetici potrebbe facilmente interferire con i circuiti elettrici dei veicoli terrestri. E spiegherebbe anche perché i motori si riavviavano automaticamente quando l’oggetto si allontanava.

Quale teoria ti convince di più? Quale ti sembra più plausibile? La verità è che dopo quasi settant’anni, nessuno ha ancora una risposta definitiva. E forse non l’avremo mai.

Levelland, la città diventata leggenda

Se oggi vai a Levelland, troverai una cittadina tranquilla, dove la vita scorre lenta tra campi di cotone e pozzi petroliferi. Non ci sono monumenti dedicati all’avvistamento del 1957, non ci sono musei dell’Ufo, non ci sono cartelli turistici che celebrano “la notte degli Ufo”. Levelland non ha trasformato quell’evento in un’attrazione commerciale, a differenza di Roswell che ha fatto della sua presunta area di atterraggio alieno un business milionario.

Eppure, se parli con gli abitanti più anziani, molti ricordano ancora quella notte. Alcuni erano bambini all’epoca e sentirono i genitori parlarne con timore. Altri conoscevano personalmente i testimoni e giurano che erano persone serie, affidabili, non il tipo che inventa storie per finire sui giornali. C’è un rispetto silenzioso per quello che accadde, un’accettazione del mistero senza la necessità di risolverlo a tutti i costi.

Uno dei testimoni, Jim Wheeler, visse per decenni dopo quella notte e non cambiò mai la sua versione dei fatti. In un’intervista rilasciata negli anni ’80, disse semplicemente: “Io so quello che ho visto. So quello che è successo alla mia auto. E so che non ero ubriaco, non ero pazzo e non stavo sognando. Qualunque cosa fosse, era reale”.

Cosa ci insegna Levelland: il confine tra scienza e mistero

Ecco, alla fine questa storia è importante perché ci mostra qualcosa di noi esseri umani: la nostra difficoltà ad accettare quello che non capiamo e il nostro bisogno disperato di dare un senso a tutto.

L’Air Force doveva dare una spiegazione e l’ha data. Non importava se fosse credibile, importava che esistesse. Perché un fenomeno inspiegato è pericoloso, mette in discussione le certezze, apre crepe nella realtà condivisa. Meglio una spiegazione assurda che nessuna spiegazione.

I testimoni, d’altra parte, hanno vissuto qualcosa che non riuscivano a razionalizzare. E invece di lasciarsi travolgere dalla paura o dalla confusione, hanno fatto la cosa più semplice e coraggiosa: hanno raccontato quello che avevano visto, sapendo che sarebbero stati derisi, non creduti, etichettati come pazzi. Ma l’hanno fatto lo stesso, perché la verità, almeno la loro verità, era più importante del giudizio degli altri.

E noi, oggi, cosa facciamo con questa storia? La liquidamo come folklore? La prendiamo sul serio? Ci permettiamo di dubitare, di non sapere, di restare sospesi tra possibilità senza sentirci obbligati a scegliere?

Forse il vero insegnamento di Levelland è proprio questo: non tutto deve avere una risposta immediata. Non tutto può essere spiegato con gli strumenti che abbiamo ora. E va bene così. L’universo è pieno di misteri e noi siamo creature minuscole che cercano di capire l’infinito con cervelli costruiti per sopravvivere nella savana africana.

Quella notte del novembre 1957, quindici persone hanno visto qualcosa. Forse era un fenomeno naturale che non conosciamo ancora. Forse era un test militare coperto dal segreto. Forse, chissà, era davvero qualcosa venuto da molto, molto lontano.

E tu, se fossi stato alla guida su quella strada deserta del Texas, con il motore che si spegne e una luce impossibile che si avvicina nel cielo notturno, cosa avresti pensato? Cosa avresti fatto? E soprattutto, chi avresti chiamato sapendo che nessuno ti avrebbe creduto?

Levelland ci ricorda che il mondo è più strano di quanto pensiamo. E che forse, ogni tanto, è giusto alzare lo sguardo dal cellulare, spegnere le certezze preconfezionate, e permettersi di guardare il cielo chiedendosi: e se?

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