La Foresta Oscura spiega il silenzio dell’universo con una risposta agghiacciante: tutti si stanno nascondendo per paura di essere annientati
Ti sei mai fermato a guardare il cielo stellato e ti sei chiesto dove diavolo siano tutti gli altri? Non sto parlando dei tuoi vicini di casa (anche se magari anche loro sembrano spariti) ma di tutte le altre civiltà che dovrebbero popolare questo immenso universo. È una domanda che ti tiene sveglio la notte più di quanto non vorresti ammettere, vero?
Pensaci un attimo: il nostro universo ha quasi 14 miliardi di anni. La Terra? Appena 4,6 miliardi. Questo significa che ci sono stati quasi 10 miliardi di anni in cui altre forme di vita avrebbero potuto evolversi, sviluppare tecnologie incredibili, viaggiare tra le stelle e creare imperi galattici che farebbero sembrare Star Wars una barzelletta da bambini.
Eppure, silenzio assoluto. Niente segnali radio. Niente visite. Niente “ciao, come va?” interstellare. È come se fossimo l’unica festa in corso in un quartiere che dovrebbe essere pieno di musica e risate.
Quando un fisico a pranzo ha rovinato la giornata a tutti
Era il 1950 quando Enrico Fermi, un fisico che probabilmente sapeva più cose sull’universo di quanto tu ne sappia sulla tua città, stava facendo una normale chiacchierata durante la pausa pranzo. Improvvisamente si è fermato e ha fatto LA domanda che da allora tormenta scienziati e sognatori: “Dove sono tutti?”

Semplice, no? Eppure questa domanda apparentemente innocua è diventata quello che oggi conosciamo come il Paradosso di Fermi, e fidati, è molto più inquietante di quanto sembri.
Il ragionamento di Fermi era spietatamente logico: se l’universo è così antico e così vasto e se la vita si è sviluppata qui sulla Terra, allora dovrebbe essersi sviluppata anche altrove. Anzi, dovrebbe essersi sviluppata migliaia, milioni, miliardi di volte. Alcune di queste civiltà dovrebbero essere così avanzate da farci sembrare delle amebe.
Ma allora perché non le vediamo? Perché non sono qui a venderci tecnologia aliena o a conquistarci? Perché l’universo sembra più silenzioso di una biblioteca alle tre di notte?
La risposta più terrificante di tutte: la Foresta Oscura
Tra tutte le spiegazioni proposte negli anni – e credimi, ce ne sono davvero tante – ce n’è una che ti farà venire i brividi lungo la schiena. Si chiama Teoria della Foresta Oscura, e dopo che te l’avrò spiegata, non guarderai mai più il cielo notturno nello stesso modo.
L’idea è stata resa famosa dallo scrittore cinese Cixin Liu nella sua trilogia fantascientifica “Il problema dei tre corpi” (che ora è anche una serie Netflix, se preferisci guardare piuttosto che leggere). Ma attenzione: non è solo fantascienza. È una teoria che alcuni scienziati prendono maledettamente sul serio.
Secondo questa ipotesi, tutti gli alieni sono là fuori. Oh sì, l’universo brulica di vita intelligente. Civiltà avanzatissime, tecnologie che non riusciamo nemmeno a immaginare, società che esistono da milioni di anni. Il problema? Si stanno tutti nascondendo.
Immagina l’universo come una foresta oscura di notte. Tu sei un cacciatore che si muove tra gli alberi, con il cuore che batte forte e le mani sudate che stringono un’arma. Sai che là fuori ci sono altri cacciatori, ma non sai se siano amichevoli o se ti sparerebbero appena ti vedono.
Che cosa faresti? Ti nasconderesti. Eviteresti di fare rumore. Terresti spenta la torcia. Perché nell’oscurità di quella foresta, ogni altro essere vivente potrebbe essere una minaccia mortale.
Il gioco della sopravvivenza cosmica
La logica dietro la Foresta Oscura è tanto semplice quanto agghiacciante. Se sei una civiltà aliena che scopre l’esistenza di un’altra civiltà, hai essenzialmente due opzioni:
Opzione 1: Cerchi di comunicare, sperando che siano amichevoli. Rischi che invece siano ostili e decidano di eliminarti prima che tu possa diventare una minaccia.
Opzione 2: Li elimini prima che possano eliminarti. Brutale ma efficace, almeno dal punto di vista della sopravvivenza.
Il problema è che non hai modo di sapere quali siano le intenzioni dell’altro. Potrebbero essere i più gentili pacifisti dell’universo, oppure dei conquistatori spietati. Ma se sbagli valutazione e sono ostili, la tua intera civiltà potrebbe essere spazzata via.
Dal punto di vista evolutivo, la paranoia paga. Chi è sopravvissuto nell’evoluzione? Non i più coraggiosi o i più gentili, ma i più cauti. Quelli che sentivano un rumore nel buio e scappavano, anche se nove volte su dieci era solo il vento.
Applicando questa logica su scala cosmica, ogni civiltà intelligente arriverebbe alla stessa conclusione: meglio stare zitti e nascosti. Meglio non trasmettere segnali radio. Meglio non attirare l’attenzione. Perché là fuori, nella vastità dello spazio, potrebbe esserci qualcosa di molto, molto cattivo.
Ma noi umani abbiamo già rovinato tutto
Ecco il bello (o il brutto, dipende da come la vedi): noi umani siamo i tipi più rumorosi della galassia. Da quando abbiamo inventato la radio, stiamo trasmettendo segnali in tutte le direzioni come adolescenti che urlano a una festa.
Nel 1974 abbiamo addirittura spedito un messaggio deliberato verso l’ammasso stellare M13, chiamato il “messaggio di Arecibo”. È come se avessimo acceso un falò gigante nella foresta oscura e avessimo iniziato a cantare a squarciagola: “Ehi, siamo qui! Venite a trovarci!”
Se la Teoria della Foresta Oscura è corretta, abbiamo appena firmato la nostra condanna a morte. Ogni segnale radio che emettiamo è come un faro che dice all’universo: “Qui c’è una giovane civiltà tecnologica, vulnerabile e indifesa”.
Seth Shostak, astronomo del SETI Institute, sottolinea un punto cruciale: anche se ora iniziassimo a preoccuparci di questa minaccia teorica, non smetteremmo mai completamente di trasmettere. “Non spegneremo mai tutti i radar solo perché potrebbe essere pericoloso”, dice. “Non succederà mai”.

E ha ragione. Pensa a quante trasmissioni radio, televisive, di telefoni cellulari e radar militari emettiamo ogni secondo. Siamo già la civiltà più chiassosa del vicinato galattico.
I problemi con questa teoria del terrore
Prima che ti barrichi in casa aspettando l’invasione aliena, devi sapere che la Teoria della Foresta Oscura ha parecchi buchi. E per fortuna, perché altrimenti questo articolo sarebbe molto più corto e finirebbe con “siamo tutti condannati”.
Primo problema: è impossibile nascondere una civiltà avanzata. Pensa a quanto siamo visibili noi: luci delle città visibili dallo spazio, emissioni radio, inquinamento atmosferico rilevabile con i telescopi. Una civiltà davvero avanzata potrebbe essere nascosta quanto un elefante dietro la cruna di un ago.
Secondo problema: non tutti la pensano allo stesso modo. Come fa notare Moiya McTier, astrofisica ed esperta di culture, “non abbiamo esempi di comportamento uniforme nemmeno nelle culture qui sulla Terra”. Perché tutte le civiltà aliene dovrebbero arrivare alla stessa conclusione paranoica?
Immagina che esistano mille civiltà aliene diverse. Alcune potrebbero essere prudenti e nascondersi. Ma altre potrebbero essere curiose, o aggressive, o semplicemente stupide. Basterebbe che una sola civiltà decidesse di farsi sentire per accendere quella metaforica luce nella foresta oscura.
Lo spazio è davvero grande
Un altro problema con l’analogia della foresta è che lo spazio non è una foresta. È qualcosa di incommensurabilmente più vasto. Le distanze tra le stelle sono così enormi che anche se ci fossero civiltà ostili là fuori, potrebbero non entrare mai in contatto tra loro.
Pensa al sistema stellare più vicino, Alpha Centauri. È a poco più di 4 anni luce di distanza. Con le nostre tecnologie attuali, ci vorrebbero decine di migliaia di anni per raggiungerlo. Anche per una civiltà super-avanzata, i viaggi interstellari richiederebbero risorse e tempo enormi.

Perché sprecare energie per eliminare una civiltà che è a migliaia di anni luce di distanza quando potresti semplicemente ignorarla e colonizzare i miliardi di pianeti disabitati che ci sono in giro?
Seth Shostak lo dice chiaramente: “È possibile che ci siano alieni ostili là fuori, ma è probabile che le distanze tra loro siano insondabilmente vaste”. In pratica, anche se fossero tutti cacciatori paranoici, la foresta cosmica è così grande che potrebbero non incontrarsi mai.
Il paradosso della nostra esistenza
C’è poi un altro punto che dovrebbe farti dormire sonni più tranquilli: noi esistiamo ancora. Siamo qui, rumorosi e vulnerabili da decenni, eppure nessuno ci ha ancora eliminati.
Karim Jebari, ricercatore dell’Institute for Futures Studies di Stoccolma, fa un’osservazione brillante: “Se ci sono così tante civiltà, e alcune di esse potrebbero distruggerci, allora dobbiamo spiegare come ciò non sia accaduto finora”.
Forse c’è un “Impero Galattico” che mantiene la pace. Forse le civiltà avanzate hanno capito che la cooperazione è più vantaggiosa della distruzione. O forse, semplicemente, non siamo abbastanza interessanti da meritare una visita.
La curiosità batte la paura?
Moiya McTier sottolinea un aspetto fondamentale della natura umana che potrebbe applicarsi anche agli alieni: la curiosità. “La paura è una cosa potente”, dice, “ma anche la curiosità lo è”.
Pensa alla storia umana. Sì, siamo stati spesso aggressivi e paranoidaci. Ma siamo anche esploratori nati. Abbiamo attraversato oceani pericolosi, scalato montagne mortali, viaggiato nello spazio. La curiosità di scoprire cosa c’è là fuori spesso vince sulla paura di ciò che potremmo trovare.
Perché le civiltà aliene dovrebbero essere diverse? Se sono intelligenti abbastanza da sviluppare tecnologie avanzate, potrebbero anche essere sagge abbastanza da capire che l’isolamento non è una strategia vincente a lungo termine.
Lo scenario da incubo che non vuoi conoscere
Ma aspetta, prima di rilassarti troppo, devo parlarti dello scenario da incubo assoluto. È quello che Ian Crawford, planetologo della Birkbeck University, descrive come la versione più terrificante della Foresta Oscura.
“Lo scenario da incubo”, dice Crawford, “è quello di supporre che coloro che si nascondono abbiano ragione”. Immagina che, a un certo punto nella storia della galassia, una civiltà tecnologica abbia deciso che ogni volta che avesse trovato pianeti con vita o tecnologia, li avrebbe distrutti.
Non per risorse. Non per conquista. Solo per eliminare ogni possibile minaccia futura.
Se qualcosa del genere fosse realmente accaduto nella storia della galassia, spiegherebbe perfettamente il Paradosso di Fermi. Non vediamo altre civiltà perché c’è qualcosa là fuori che le elimina sistematicamente. Qualcosa che sta passando da una stella all’altra, spegnendo ogni segno di vita.
Crawford conclude con una frase che ti farà venire i brividi: “È questa la cosa più spaventosa di tutte”.
Forse non siamo soli, siamo solo giovani
Ma ecco una prospettiva più ottimista per concludere questo viaggio nella paranoia cosmica. Forse il motivo per cui non abbiamo ancora incontrato altre civiltà è semplicemente che siamo i nuovi arrivati nel quartiere.
4,6 miliardi di anni possono sembrare un’eternità ma su scala cosmica siamo praticamente appena nati. Forse le altre civiltà ci stanno osservando come noi osserviamo i bambini che imparano a camminare: con interesse, ma senza fretta di intervenire.
Oppure, e questa è la mia teoria personale preferita, forse siamo semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’universo è così vasto che potremmo essere come due persone che si cercano in una città enorme senza telefoni cellulari.
Cosa significa tutto questo per te?
Allora, dopo tutto questo viaggio nella Foresta Oscura, che cosa dovresti pensare mentre guardi il cielo notturno?
Primo: la Teoria della Foresta Oscura è affascinante ma probabilmente non è la risposta completa al Paradosso di Fermi. Ci sono troppi buchi logici e troppe assunzioni discutibili.
Secondo: questo non significa che dovremmo smettere di cercare vita extraterrestre. La curiosità e l’esplorazione sono parte di ciò che ci rende umani.
Terzo: forse, solo forse, il silenzio dell’universo non è dovuto alla paura ma a qualcosa di molto più semplice. Le distanze sono enormi, il tempo è relativo, e trovare altre forme di vita intelligente è molto più difficile di quanto pensavamo.
Quindi la prossima volta che guardi le stelle, non pensare a cacciatori nascosti nella foresta oscura. Pensa invece a quante storie incredibili potrebbero essere là fuori, aspettando solo che diventiamo abbastanza saggi e avanzati da sentirle.
E chi lo sa? Forse un giorno saremo noi a dare il benvenuto a una giovane civiltà che ha appena iniziato a trasmettere segnali radio nell’universo. E invece di sparargli contro o di temere per la nostra incolumità, magari gli diremo semplicemente: “Ciao, come va? Benvenuti nel vicinato cosmico”.
Sarebbe molto più bello di una foresta oscura piena di cacciatori paranoici, non credi?